IN VIAGGIO PER TRASFERTE
A tutti loro va il mio grazie. Grazie per avermi strappato sorrisi, grazie per aver capito che il risultato non è sempre la cosa più importante, grazie per aver saputo godere dell’allegria del gioco, grazie per essere una nota stridente in uno sport che, in questi giorni, è solo un groviglio di inchieste giudiziarie.
C’è un ex calciatore che sostiene che il goal è la cosa più insignificante di una partita, che è molto più divertente mirare al palo. È uno che una volta ha dribblato il portiere e poi, a porta vuota, è tornato indietro, perché anche il portiere è un uomo e bisogna dargli un’altra possibilità.
Di lui dicevano che era un calciatore atipico, né punta né centrocampista, ed era questo suo non essere nulla a renderlo affascinante, era l’imprevisto, l’imprevedibile. Lui stesso racconta che una volta giocò che era completamente sbronzo (questo magari, ragazzi miei, se lo evitiamo è meglio) e che, il giorno dopo, molti giornali lo davano tra i migliori, perché i suoi movimenti senza palla sconcertavano gli avversari. Ma non era tattica di gioco, era sbornia!
E come era stravagante sui campi di calcio, così lo è stato nella vita. Su di lui ne girano tante: fissò un appuntamento con un giornalista per un’intervista davanti la tomba di Pasolini e, giustificò la scelta dicendo: “È la persona più viva di questo paese”; e il messaggio della sua segreteria telefonica: “Anch’io alle volte mi cerco e non mi trovo, non avrai mica più culo di me!”. Questo ex giocatore, Ezio Vendrame, ha cominciato a scrivere poesie.
e così ogni mio giorno, raggiunto il suo porto,
Non spreco nulla di me in ciò che non mi va,
Con una cronica fame di sapere che da sempre mi porto addosso,
nutro il mio cuore spalancato che gode di tutto
Ringrazio il benestare del cielo che mi ha concesso l’anima
con la quale ha permesso che