Partire tornare ... ripartire ritornare ... in un continuo inarrestabile viaggiare

17 febbraio 2008

SILENZIO

Quando capiti in un posto piccolo, piccolo da mille abitanti, piccolo che può diventare grande potendone accogliere quindicimila, di umani, esclusi cani, gatti ed eventuali altri animali da compagnia, ma che anche nella versione grande resta sempre piccolo, è bene parlare poco.
Non subito, ma sarebbe preferibile non tardi, ci si accorge di essere entrati in una rete di maglie incrociate, in un labirinto senza vie d’uscita. La percezione di essere in contatto con singoli, lascia, si spera sempre subitaneamente, il posto alla consapevolezza che il singolo individuo non è mai solo.
Non è infatti un caso che, in un posto piccolo, i cognomi si ripetano tutti e siano sempre quei tre o quattro a girare. Per cui il maestro di sci è nipote del venditore di sci, che è cognato del panettiere, che è zio del casaro, che è cugino del gestore del B&B, che è marito dell’assessore, che è nuora del sindaco, che è fratello del ristoratore, che è nonno della sarta, che è moglie del benzinaio, che è figlio del macellaio, che è compare della sorella del genero della zia della madre del maestro di sci, che vorresti tanto fosse un trovatello privo di parenti in linea diretta fino all’ottavo grado!
Zitti.
Conviene, che "figure di merda da oscar", in posti piccoli, sono dietro il ramo!
Del resto, la neve cade in silenzio!

13 febbraio 2008

IN VIAGGIO CON GLI OCCHI

04 febbraio 2008

TUTTO INSIEME

Se non riesci più ad arrampicarti coi passi, allora devi incominciare ad arrampicarti con gli occhi e a camminare con la vista.
Guardo, in basso, il cerchio bianco da cui partono le piste di fondo.

A sinistra, la madre. La chiamano così da queste parti la Maiella. La vedono burrosa, sinuosa, accogliente come il seno di una mamma. Vedono su quelle cime innevate, che spesso si confondono con le nuvole, mammelle pronte ad allattare. È femmina questa montagna, con cavità a forma di utero, simbolo di fecondità nei racconti popolari.
Poi comincia la discesa. Devi allungare lo sguardo, andare oltre, dove le cime si fanno più rade, nel punto in cui, per i distratti, comincia il cielo ed è tutto cielo. Ma si vede il mare da queste montagne.
Cielo e mare. A separarli una linea bianca.
Mare e monti. A unirli la vista.
Ecco cos’ha di più il mio Appennino. Entra tutto in uno sguardo.