Partire tornare ... ripartire ritornare ... in un continuo inarrestabile viaggiare

26 giugno 2007

ENIGMISTICA

Bari, Catania, Palermo, Pescara, Campobasso e Cagliari.
Cerca l’intruso.
Soluzione: Campobasso, ridente cittadina dell'Appennino centrale, l’unica a non essere bagnata dal mare da cui dista circa 60 Km.
Campobasso come Palermo?! Ma dove? Mai realtà più eterogenee. All’ombra del Matese non verrebbe in mente a nessuno di “scendere” il cane o di “uscire” i soldi. Il problema di Palermo è il traffico? Quei sessanta chilometri per arrivare al mare, ce li bruciamo in meno del tempo necessario per percorrere il centro città siculo all’ora di punta. Qui si arrostisce carne, lì si divora il nero di seppia. A queste latitudini viene giù la neve, a quelle, non sanno neanche cosa sia. Da noi si legano con catene gli scooter e le biciclette, non le sedie!
Che boiata accostare Campobasso a Palermo, siamo diversi.
25 giugno 2007 i termometri registrano 39 gradi!
Miiiinchia, che caldo!

20 giugno 2007

IN VERITA' VI DICIAMO

Vedo volpi coi cuccioli sul ciglio della strada, vedo cinghiali che attraversano viottoli, vedo tacchini ignorare il loro destino, vedo upupe svolazzare tra gli alberi, vedo falchi nei loro nidi, vedo cornacchie sui fili della luce, vedo barbagianni immobili sui rami, vedo pettirossi spiccare tra le foglie, vedo gufi fissare l’orizzonte, vedo faine tagliare la notte, vedo lucciole tra i cespugli. Tante, veloci. Mi passano accanto e cambiano, fulmineamente, posizione. Cammino a fari spenti per vederle meglio, spettacolo natalizio in una caldissima notte di giugno. Racconto quello che vedo e non mi credono. Ma, di solito, i bugiardi pagano il fio del loro peccato, ed io non voglio pagare alcuna colpa. Io, in questa mia terra nascosta, posso davvero vedere volpi, cinghiali, upupe, falchi. Credetemi, credeteci a quello che raccontiamo.
Ho visto una mucca, nel centro di Milano, con accanto un piccione incuriosito.

13 giugno 2007

MURA MENEGHINE

La casa si trovava in un cortile interno di corso San Gottardo. La prima volta che la vidi ero con Marco. Era stato lui a dirmi che si affittava un appartamento lì, e mi ci volle portare subito: “Dai , così vieni a vivere qui, ed io posso vederti passare in bicicletta ogni giorno”.
Dal portone sulla strada, era necessario camminare attraverso tutto il cortile. Mi sembrò lunghissimo, circondato com’era da mura bisognose di una rinfrescata. Ma quella sensazione durò poco perché, negli anni a venire avrei, invece, voluto dilatarne il tempo di percorrenza all’infinito.
Quel giorno non sapevo ancora che, ogni singola pietra mi sarebbe stata familiare e che, dentro quel cortile, mi sarei sentita sempre al sicuro, anche da sola, nel buio. Quel cortile, quelle mura, erano destinate a diventare casa, al pari del bilocale al primo piano dove fui condotta. Avevo camminato lungo una ringhiera che seguiva, secondo un ordine ben preciso, la sequenza porta, finestra, finestra, porta, finestra, finestra, porta, finestra, finestra.
La finestra di quella che sarebbe diventata la mia camera da letto affacciava su un altro cortile, circondato da un muro basso ed abitato da arbusti di altezza rilevante, tanto da coprire e sovrastare il cemento perimetrale.
Il letto era posizionato in modo che, stesi su di esso, era possibile vedere il cielo, spettacolo che diventava completo nelle notti di luna piena.
Affittai quella casa d’istinto, non immaginando che gli angoli delle mura di quel cortile avrebbero visto il primo sguardo tra me ed Emanuele, avrebbero ascoltato le nostre risate, avrebbero protetto i nostri baci. L’affittai senza pensarci, senza sapere che un muro può custodire una storia d’amore, perchè avevo già cominciato a giocarci con quelle mura.

08 giugno 2007

DOVE ERAVAMO RIMASTI


Non lo so più. So, però, di aver lasciato la Sicilia, di essere stata a Roma spessissimo, di aver rivisto Milano, di essere tornata in Sicilia, di aver mangiato un ottimo scampo a Ragusa, di aver camminato per Palermo, di aver volato sul mare. So che ora ho voglia di scrivere, so che ho voglia di leggere, so che ho voglia di raccontare, so che ho voglia di stare ferma a casa per una sera. Voglio spegnere il cellulare, voglio fissare le mura, voglio chiudere gli occhi e rivedere, voglio riaprirli e sognare con la luce di una candela.
Fa caldo, c’è il sole, c’è Anto con una fede al dito, c’è mamma bellissima, c’è papà emozionato, c’è il fratellino che continua a non saper ballare.
C'è un'altra sposa, bagnata parecchio, che più che fortunata è incavolata.
Voglio ripensare al mio compleanno. Ho il sapore della torta in bocca, l’odore del vino nel naso, la voce degli amici nelle orecchie. Ora piove, diluvia. Temporali di forte intensità ma breve durata. Li hanno definiti così, ma la pioggia dura da ore!
Rivoglio per un po’ la mia vita tutta per me e, soprattutto, rivoglio il cuscino del mio letto che, nel trambusto generale, qualcuno deve avermi sostituito.