Partire tornare ... ripartire ritornare ... in un continuo inarrestabile viaggiare

29 novembre 2007

CON GLI OCCHI DI UN BAMBINO


Accade che qualcuno ti racconti una storia. Una storia di colori di pelle messi insieme, che riescono ad amalgamarsi talmente bene da vivere col sorriso. Accade poi di trovare un albero. È l’immagine di una famiglia con tanti colori di pelle. Accade che una mamma aspetti un bimbo e che il bimbo nasca prematuro. Accade che la mamma si senta in colpa, come se non avesse avuto la forza di tenerlo ancora dentro di sé. Accade che il fratellino del bimbo in incubatrice dica alla sua mamma: “Non fare così, è nato prima perché non aveva aria”. Accade che si dovrebbe sempre vedere con gli occhi di un bambino.

20 novembre 2007

E L'ITALIA CHE VA


Eravamo io e la mia macchina. Fermi dove ci avevano indicato.
Accanto altre auto che come noi stavano in fila, a saturare lo spazio di un’area privata. Un posto dopo l’altro, nella speranza di avanzare, di superare la barriera ed andare ad occupare l’unico perimetro che contasse, di raggiungere la meta che avrebbe consentito di affrontare gli eventi futuri riducendo i rischi.
Ci eravamo subito resi conto della presenza di un’enorme quantità di gente, disposta a tutto. Un simultaneo pensiero si era impossessato delle nostre menti, al solenne annuncio diramato via media. Non potevano esserci fraintendimenti. L’emergenza era scattata e ciascuno di noi voleva evitare di restare, da solo, nella condizione che tutti stavano cercando di abbandonare.
Ed eravamo lì, con gli altri.
Era come se la vita intera si fosse ridotta a una strada da percorrere, su cui bisognava stare molto attenti. Una strada che poteva risultare faticosa, insidiata da una forza bianca capace di bloccare, ristretta da masse informi sui bordi, senza che si potesse fare nulla. Bisognava scongiurare la catastrofe, evitare la derisione da parte di chi non si era lasciato fregare, evitare di essere etichettati come chi non aveva voluto dar retta al suono della sirena, che assordante aveva riempito la città.
La fila cresceva ogni momento, il piazzale non era più sufficiente a contenerci tutti e il treno di vetture raggiungeva la strada. Un variopinto treno, fatto di auto di ogni genere, alla cui guida c’era l’altrettanto variopinto mondo dei guidatori. Le auto e i proprietari un po’ si somigliano, come si dice del cane e del padrone.
L’indomani il rito si era riproposto. Stesso copione con attori diversi e così il giorno dopo ancora, ma ormai non ci riguardava, eravamo salvi a meno che.
A meno che, pare che soffierà il garbino, in barba a chi si è affrettato a montare le gomme termiche!

14 novembre 2007

ALMANACCO DEL GIORNO DOPO



Domani 15 novembre, si festeggia Sant'Alberto Magno, filosofo, teologo, esegeta commentatore della Bibbia, scienziato esperto, mistico e varie ed eventuali, il che spiega un sacco di cose.
Il sole sorge alle 06.48 e tramonta alle 16.43, almeno da queste parti.
Proverbio del giorno: A chi nulla tenta, nulla riesce.

07 novembre 2007

ARTISTI SI NASCE

Paul Gauguin in mostra al Complesso del Vittoriano. Ho visto un artista che dipingeva i sogni, con la sua arte astratta, che era capace di tradurre i pensieri in immagini.
Ho sempre avuto la consapevolezza di non saper disegnare. L’ho scoperto da piccolissima. Quelle forme colorate sui fogli bianchi che avrei voluto generassero lodi ed onorificenze, lasciavano tutti indifferenti, ed io dovevo ammettere, senza possibilità d’appello, che erano solo scarabocchi. Ma, nonostante questa convinzione, ho continuato a tenere matite, pastelli e pennarelli tra le mani, a scegliere come soggetti le querce con le loro curve ad onda del fogliame, le case dalla forma a trapezio con l’immancabile canna fumaria, il sole che mi veniva perfetto seguendo il perimetro di un tappo di bottiglia, e le nature morte del periodo simil caravaggesco della mia esistenza artistica. Di questa incessante attività ne portavo i segni sulle dita e ne mostravo tracce indelebili sui vestiti.

C’era una stanza in casa in cui non esistevano divieti. Era permesso disegnare sulle pareti, dare sfogo al proprio estro creativo. Se ne avessi avuto conoscenza, avrei definito la mamma ed il papà paladini dei murales, sostenitori del libero pensiero graffitaro. Certo doveva esserci una spiegazione al fatto che l’area per dipingere era stata rigidamente circoscritta, ed io, un giorno, l’ho trovata. Mamma e papà volevano che perfezionassi la mia arte al riparo da sguardi indiscreti, che potessi affinare la tecnica in un ambiente che esaltasse la concentrazione, e che mi aprissi al pubblico solo il giorno che sarei riuscita, finalmente, a dipingere i sogni.
Un pomeriggio di primavera l’ispirazione che avrebbe cambiato il corso della mia esistenza artistica. Ero pronta al debutto. Con un pennarello marrone ho completato la scena di vita agreste di un dipinto dei primi del novecento che mi pareva carente in alcune parti. Ero nel pieno della mia maturità artistica, avevo sette anni e l’evento fu accolto con grande rumore!