Partire tornare ... ripartire ritornare ... in un continuo inarrestabile viaggiare

27 luglio 2007

TI VOGLIO BENE MAMMA

Dai mamma ti porto una settimana al mare, io e te da sole. Sei felice? Sei felice lo so, non vedi l’ora. Solo due o tre cose. Tutto il sole che vuoi ma con la protezione, il bagnetto a riva e, ordine perentorio, non rompere. Io mi porto un libro da leggere, tu chiacchieri con le signore.
"Trovo più faticoso togliere la polvere che scopare".
Beh, anch’io signora, bella scoperta, soprattutto considerando che a togliere la polvere non me ne viene niente a scopare sì!
Mamma che vuoi? Non lo vedi che sto leggendo? Sì prenditi i miei occhiali da sole, prenditi le mie creme, prenditi le mie infradito, prenditi tutto ma taci.

Mamma sto dormendo, anzi stavo dormendo.
Stasera giro shopping. Mamma ma sei uscita senza borsa? Tanto ci sei tu. Mamma perché in vacanza diventi tirchia? Vuoi entrare qui?
Sto cercando un vestito elegante per un matrimonio. Mah, signora, non abbiamo niente per lei, è tutta roba giovanile.
Oddio non lo doveva dire.
Ma mi faccia vedere il vestito della vetrina. Ecco, ora le farà tirare fuori tutto ma proprio tutto, con la certezza assoluta che non lascerà in cassa neanche un centesimo. Mamma usciamo ti prego, ti sei vendicata a sufficienza. Ma hai visto il suo culo? Ma hai visto che cosa orrenda? Enorme, grasso, ingombrante, che schifo. Mamma ok un culo orrendo ma calmati.
Certo che non lo doveva dire. No. Proprio non lo doveva dire. Le mamma non si toccano, e se i figli so’ piezz ‘e core, le mamme sono un cuore intero.

12 luglio 2007

ROMA 28 GIUGNO 2007

Era uno stadio trasformato in un enorme palcoscenico, popolato di innumerevoli figure, di cose diverse, a volte lontane e per questo dai contorni confusi. Il suono camminava da un luogo ad un altro, onde invisibili che si diffondevano nell’aria, intrecciandosi in modo singolare. Senza l’aria i suoni non esisterebbero. Lo aveva scoperto Robert Boyle con il suo esperimento dell’orologio in una palla di vetro. Man mano che l’aria veniva pompata fuori, il ticchettio si affievoliva.
È l’aria stessa che trasmette i suoni. E se senza aria non vi possono essere suoni, senza aria non si può parlare ed ascoltare, senza aria non c’è vita e non c’è musica. Per questo eravamo fuori, all’aria aperta, all’Olimpico, per sentire i suoni, le voci, la musica, per cogliere più distintamente il piacere delle canzoni.
C’era aria all’Olimpico. Ogni suono udito era in relazione perfetta con le luci e coi gesti.
Si poteva vedere la musica.
Si doveva scavalcare un cancello, come un’onda sonora che squarcia i confini.
La notte ho dormito con gli angeli, ed erano angeli rock.





10 luglio 2007

VOCI DI STRADA


QUELLO CHE GLI UOMINI DICONO E LE DONNE RETTIFICANO

Seconda?
Sì.
Che occhio.
Che mano, direi, mi stai palpando la tetta sinistra.
È vero, hai ragione.

03 luglio 2007

LIMITARSI

Forse non è un cartello stradale ma un monumento all’immobilità, dalle sembianze di un divieto, perché l’artista si è voluto divertire. Il fatto, però, che lungo la strada ce ne siano altri, dalle fattezze identiche, ti fa ravvedere. Niente installazioni creative, sono divieti veri e propri che intimano di non superare i dieci chilometri orari.
Pensiero. Ma come sarà andare a dieci all’ora per un bel po' di strada, considerando che tranquillamente, su quella stessa strada, ci si sta anche in quarta e con una media di sessanta chilometri orari?
Poi un giorno vuoi provarci. Reminescenze scolastiche ti ammoniscono: saper misurare se stessi è una delle virtù principali del saggio. Dai, vai. Provaci, anche per dare un colpetto alla saggezza e abbandonare per un po' la follia, almeno così dovrebbe essere seguendo il ragionamento logico di aristoteliana memoria.
C’ho provato, non ce l’ho fatta. Ho perso vergognosamente la sfida.
Insegnamenti dottrinali insistono. C’è un limite a tutto. Ci dovrebbe allora essere anche un limite al limite, perchè il non riuscire a dare il minimo mi fa incazzare di più del non riuscire a dare il massimo.