Partire tornare ... ripartire ritornare ... in un continuo inarrestabile viaggiare

12 luglio 2007

ROMA 28 GIUGNO 2007

Era uno stadio trasformato in un enorme palcoscenico, popolato di innumerevoli figure, di cose diverse, a volte lontane e per questo dai contorni confusi. Il suono camminava da un luogo ad un altro, onde invisibili che si diffondevano nell’aria, intrecciandosi in modo singolare. Senza l’aria i suoni non esisterebbero. Lo aveva scoperto Robert Boyle con il suo esperimento dell’orologio in una palla di vetro. Man mano che l’aria veniva pompata fuori, il ticchettio si affievoliva.
È l’aria stessa che trasmette i suoni. E se senza aria non vi possono essere suoni, senza aria non si può parlare ed ascoltare, senza aria non c’è vita e non c’è musica. Per questo eravamo fuori, all’aria aperta, all’Olimpico, per sentire i suoni, le voci, la musica, per cogliere più distintamente il piacere delle canzoni.
C’era aria all’Olimpico. Ogni suono udito era in relazione perfetta con le luci e coi gesti.
Si poteva vedere la musica.
Si doveva scavalcare un cancello, come un’onda sonora che squarcia i confini.
La notte ho dormito con gli angeli, ed erano angeli rock.





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