ROMA MILANO 17-26 FEBBRAIO 2006
Via con le cinture, coi sentieri luminosi, con le uscite di sicurezza. Vorrei complimentarmi con la signorina per l'utilizzo dell’espressione “in caso di necessità”. La sua delicatezza mi commuove, del resto un più diretto “se si rompe l’aereo ed incominciamo a precipitare, le mascherine per l’ossigeno scenderanno da sole”, provocherebbe fughe in massa dal velivolo, e non sarebbe proprio una furbata, dal punto di vista delle strategie di marketing. La mascherina va posizionata prima di prestare aiuto al vicino, e così, ti ritrovi a lanciare un’occhiatina al tizio del posto effe, per verificare se dall’aspetto, dà l’idea di uno autonomo, che sa sbrigarsela da solo. Il giubbotto giallo sta sotto la poltrona. Ti fidi, e per questo non hai mai controllato. Va indossato solo in caso di ammaraggio, e qui pensi che se qualcuno dovesse, in quelle circostanze, sbirciare dal finestrino per sincerarsi sul dove si stia cadendo, non ha tutti i torti, e urlargli “ma ti sembra il momento di guardare il panorama”, è fuori luogo. Per gonfiarlo bisogna tirare l’apposita cordicella o, come seconda opzione, soffiare nei tubicini, e questo va fatto, mi raccomando, solo dopo l’uscita dall’aereo, per occupare il tempo e non annoiarvi mentre calate giù da dodicimila piedi.