Partire tornare ... ripartire ritornare ... in un continuo inarrestabile viaggiare

30 ottobre 2007

FESTA DEL CINEMA DI ROMA

Gli uomini, questi sconosciuti, che quando li conosci cominciano quasi sempre allo stesso modo, aprendoti la portiera dell’auto. Cominciano, ma sarebbe anche il caso che dopo un po’, la smettano.
Ho capito. Sei uno cortese, gentile, educato, ma non insistere. Portami la colazione a letto, regalami fiori, balla con me sotto le stelle, prendimi per mano nelle vie affollate del centro, stringimi sulla riva del mare, tienimi sulle gambe al ristorante, baciami dolcemente davanti un’opera d’arte ma, ti prego, lascia che sia io ad aprire e chiudere la portiera della tua auto.

Lo so fare. Sono perfettamente in possesso delle mie capacità motorie. Me lo devi. Ti permetto, mentre dormi, di arrivare nella mia parte di letto, di dire frasi irrazionali, di contemplarmi di notte standomi addosso, ma lasciami decidere la giusta distanza tra noi, vicino ad un’auto. Che sarà mai? E se poi è vero che quando un uomo apre la porta dell’auto ad una donna, o è nuova l’auto o è nuova la donna, dimmi, come faccio a sopravvivere nella circostanza in cui sono nuove sia l’auto sia la donna? Non vorrai mica adagiarmi anche sul sedile, accomodare l’abito, posizionare braccia e gambe, individuare l’inclinazione del collo e rismontarmi all’uscita?
Ed ancora, vuoi mettere la soddisfazione di sertirsi dire: ohhhhh che sbatti, con calma! Fà che io le senta ancora quelle parole, urlamelo con tutto il fiato che hai in gola che non è necessario sbattere, fa che io ti faccia del male, che trafigga la tua anima automobilistica, lasciamela toccare la portiera e farò di te un uomo felice.

22 ottobre 2007

I HAVE A DREAM

Bulgakov dice che devo sbandierare ai 4 venti 5 sogni. Mancando un vento, il Sogno con la esse maiuscula lo lascio nei miei pensieri. Del resto, perchè un sogno si avveri non bisogna dirlo.
Ecco gli altri 4:
1) Imparare a ballare il tango.
2) Camminare a piedi nudi nel deserto della Namibia.
3) Organizzare una festa sull'Appennino molisano ed invitare tutti quelli che costantemente passano di qui, previa una dura selezione che prevede lo svolgimento di un tema con il lessico di Tonino Di Pietro, una conversazione in inglese con Aldo Biscardi, la costruzione di un missile spaziale che raggiunga Marte con l'utilizzo di pentolame della mamma sotto la direzione di Giovanni Mucciaccia, l'esecuzione canora in una pubblica piazza di "Una rotonda sul mare" di Fred Bongusto e ... ok può bastare.
4) Portare questo blog agli onori della cronaca giudiziaria e poi ridere ridere ridere.

Ora devo passare il testimone.
Luca
Nullo
SuperG
Tony

10 ottobre 2007

LA DONNA RUSSA

Ed è era qui che volevo arrivare. Poiché come disse Cartesio, noto blogger dei tempi che furono: bloggo, ergo sum, affinché la donna russa abbia concretezza e non resti relegata nell’immaginario del maschio italiano, deve sicuramente avere un blog. Ce l’ha, e neanche a dirlo si chiama Ragazze Russe. Dunque la donna russa non è un’invenzione e l'italiano non deve più solo sognarla.
Sorvolando su alcune scoperte fatte direttamente in loco, tipo che le bionde tinte sono una quantità enorme, che la maggior parte ha brutte caviglie e piedi strani e che, passati gli anta, sono da rottamare, sorvolando dicevo, su queste piccolezze, scopriamo, in senso metaforico, la donna russa, seguendo il blog rinvenuto.

Ella ama vestire in modo elegante. Ci crediamo, anche se le vetrine sembrerebbero dire il contrario. Se veste provocatoriamente e il maschio le guarda tutto il tempo le tette, non significa che lei sta risvegliando gli altrui sensi, come dovrebbe esser naturale, bensì che il lui è un maiale e allora, udite udite, non lo vorrà più vedere! Era un test, perché lei è seria e tu non lo sei stato. Ricorda, gli incontri sono sempre finalizzati a renderti felice e a metter su famiglia. Metti anche tu la veste bianca, e schiudi l’uscio al tuo cantor, ove non sei, la luce manca ecc. ecc. Sesso a pagamento? Mai. Infatti tutte quelle signorine in tacchi a spillo che si aggirano negli alberghi fanno parte di un progetto di rivisitazione dell’arredo delle hall! Pare che il modo migliore per comunicare con una russa sia la mail. No problem, se state leggendo qui, siete della specie internettiana e quindi a cavallo, sempre in senso metaforico. Per la serie c’è speranza per tutti, sembra che la facciano da padrone due proverbi: il marito bello sarà l’uomo delle altre e l’uomo deve essere appena più bello della scimmia. Il sospetto che bevano, qui si trasforma in certezza! Regali? Ma certo, fiori, vestiti, profumi, gioielli, sbizzarritevi ma attenzione, la russa non è in vendita.
Mi è venuta voglia di russizzarmi un pochino. Chi mi regala un nuovo cellulare? È per dimostrare che neanche le italiane sono in vendita! Non è uno scherzo. Voglio davvero in regalo un nuovo cellulare. Contattatemi via mail, sempre per russizzarmi, all’indirizzo che trovate nel profilo, e vi dirò dove spedirmelo.


Aggiornamenti.
Alle ore 16.30 di sabato 13 ottobre, l'autrice del blog ha ricevuto in regalo un NOKIA 7373 con l'opzione di poterlo cambiare con altro modello se dovesse non essere di suo gradimento. Morale della favola: le russe la sanno lunga, funziona!
Alle ore 11.00 di lunedì 15 ottobre cambio effettuato. Preso un Nokia E65. Missione compiuta!

03 ottobre 2007

L'ACQUA DI SAN PIETROBURGO

Città di mare, ma dal mare doveva difendersi.
Era il 1703. Il capriccioso progetto di uno zar di costruire una città maestosa, là dove c’era il delta paludoso di un fiume, partì dalla realizzazione dalla Fortezza dei Santi Pietro e Paolo, mura perimetrali a difesa dello sbocco sul Baltico. Così il mare a San Pietroburgo resta distante, anche se si fonde con il delta della Neva e si mescola nei canali che squarciano, a decine, la città.
La città penetra il mare ed il mare penetra la città, in una confusione ordinata, in cui ciascuno sembra dover restare al suo posto. Ma San Pietroburgo, più di qualsiasi altra città di mare, ha bisogno dell’acqua del mare.
Città astratta, come lo è una città nata dal volere di un solo uomo e pensata a tavolino. Città ideale progettata da Pietro il Grande e per questo osteggiata dal regime sovietico. Città di eroica resistenza contro l’assedio tedesco. Città dai tanti nomi: Pietroburgo, Pietrogrado, Leningrado, affettuosamente Peter. Il mare no, non è stato tracciato sulla carta ed è rimasto sempre Baltico, con qualunque storia. Allora lo scegli come espressione di un’identità che senti il bisogno, la necessità di cercare, di fronte ad una geometria talmente perfetta da diventare finzione. Allora quel mare che appare minaccioso e distante, che doveva essere tenuto lontano, entra fino in fondo.
E se si fa fatica a chiamarla città di mare, prigionieri degli stereotipi che bloccano la mente, è città d’acqua. Acqua che riflette l’errare dei personaggi di Dostoevski, nelle tenebre della notte, tra le ombre di ponti e di segreti cortili. Acqua che amplifica la luminosità dei tramonti, riflessi sui colori delle facciate dei palazzi nobiliari. Acqua che cade dal cielo, scrosci di pioggia frequenti e improvvisi, che bagnano, che devono bagnare. Lo sanno bene i suoi abitanti. Mai l'ombrello. Loro la pioggia l'amano, perchè hanno capito, come me, che è l'acqua a rendere vero ciò che si voleva ingabbiato nella perfezione.