Partire tornare ... ripartire ritornare ... in un continuo inarrestabile viaggiare

10 aprile 2009

MOTO


La roccia, la pietra di questa terra, assemblata a disegnare case, a contenere vite, ad indicare il tempo. Borghi arroccati, aggrappati alle montagne, seguono forme naturali, lasciano il segno dell’uomo, della sua arte geniale.
Sono i presepi della notte, macchie di luce nel buio sparse sui monti. Vicini, tanto vicini da vedere il Gran Sasso. Uguali, tanto uguali da capirne la paura.
Trema la terra, trema e ti lascia indifeso, trema e ti toglie il sonno, trema e ti strappa la vita.
Stanotte si ricomincia con strade deserte e case crollate. Poi la luna piena e il cielo stellato. Ma non è sereno.
L’uomo è fermo, avrebbe voluto accorgersi che nulla fosse accaduto. Piange. Chiama. Urla. Non rispondono che macerie e morti. La furia ingigantita dall’oscurità.
Ma forse il fragore è stato davvero un incubo, un’allucinazione, adesso l’uomo si sveglia e, di nuovo, torna la stessa macchia di luce nel buio.
No. È certezza.
A quell’ora solo piedi che si muovono scappando, braccia chiuse ad abbracciare corpi, mani tese a farsi strada, occhi che guardano l’orrore.
Terremoto. Moto terreno che è ingestibile per non capirne nulla.
Si muovono le cose e non è il vento.