Partire tornare ... ripartire ritornare ... in un continuo inarrestabile viaggiare

07 maggio 2006

JOURNAL DE BORD

Viaggiando si cresce, si impara ad osservare le cose oltre l’apparenza, ad ascoltare chiunque abbia qualcosa da dire, a guardare con gli occhi degli altri e far guardare gli altri con i tuoi, per compensare una distrazione o amplificare una percezione.
Partire e tornare, e poi ripartire e ritornare in un continuo inarrestabile viaggiare, come condizione esistenziale dell’uomo.
Viaggiare per capire o confondersi, per scoprire o nascondere, per imparare o sbagliare, per dimenticare o ricordare, per fuggire o tornare, per arrivare o non arrivare mai.
Viaggiare per sentirsi a casa in ogni luogo, per essere disponibili a cambiamenti improvvisi, per vivere sospesi nel tempo che scorre, in un elogio della lentezza che ci consente di indugiare su un’ombra, di rimpossessarci della grandiosità dell’attimo. Viaggiare per non essere incalzati dalla fretta, né da un risultato da raggiungere o da un budget da conseguire, viaggiare per poter disperdere il tempo, per lasciare che trascorra senza dettami, libero di andare, ed esser certi che non sarà mai stato consumato invano. Viaggiare per vivere.
Suggestioni, sentimenti, pensieri, colori, odori, sapori, suoni, voci, canti, sorprese che un viaggio regala, che non si dimenticano, e che le nostre foto aiutano a ricordare. Immagini raccolte durante il cammino, che racchiudono le sensazioni che si vogliono riportare a casa in una sorta di prolungamento del viaggio, scatti da una finestra, da una macchina, lungo un sentiero, dietro un angolo, scatti frettolosi o ragionati, scatti di viaggi lontani e di spostamenti brevi, da custodire in un blog.